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Per ricordare...
11 giugno 1944

"Alle ore 13.00, circa, di questo giorno, arriva a Roccalbegna un autocarro tedesco, rigurgitante di SS in assetto di guerra che, con i mitragliatori imbracciati, scendono a terra. La popolazione, presa dal panico, cerca la salvezza nella fuga e le SS naziste aprono allora il fuoco. Restano uccisi sei uomini, ma si contano molte altre persone ferite." (Regione Toscana- Storie e memorie del '900)

 Per ricordare questo episodio l' Amministrazione Comunale nel 1946 ha posto sulla facciata del comune la lapide che è raffigurata in alto nella immagine e quella in basso nel cinquantenario dell' evento (1994). La Associazione Pro Loco di Roccalbegna vuole dare il suo contributo affinchè il ricordo di quell' avvenimento rimanga vivo nella memoria, pubblicando una testimonianza di Folco Focacci, raccolta da Ombretta Romani.
....... "Un mio zio, durante la prima guerra mondiale, si distinse per un atto di coraggio per il quale fu insignito di una medaglia d'argento: la guerra infuriava, le granate cascavano e il suo capitano restò ferito, allora lui corse da questo capitano se lo caricò sulle spalle e lo portò fuori dal combattimento, così lo salvò. Il suo nome con quelli di tutti i meritevoli è scritto in un quadro che è in comune.

          Siamo ora nel '44, infuriava la guerra; i giovani di allora per non andare con i repubblichini erano costretti a nascondersi nelle campagne e dove trovavano un rifugio. Quando arrivarono, questi repubblichini entrarono dove era il Consorzio credendo di trovare chissà quanta roba e quella pochina la sfasciarono, ruppero i sacchi...Davanti al Consorzio c'era il mulino dei Pollini; lì dentro c'era il fratello del vecchio Aristotile, era sfollato perché a quell'epoca parecchi grossetani che avevano la casa o i parenti a Roccalbegna per sfuggire ai bombardamenti vennero su e si adattarono.Questa persona di cui non ricordo il nome ma era un Pollini, forse si ribellò all'arroganza di questi repubblichini che probabilmente cercavano la farina o solo volevano rompere qualcosa e gli spararono, lo presero a una gamba, lo portarono all'ospedale ma mi sembra che una decina di giorni dopo morì. Da questo fatto comincia il dramma che successe.
          L'11 Giugno del 1944, era domenica, i partigiani che erano scappati per la campagna, con il capitano Bindi pensarono di fare una festa e vennero in piazza con i fucili da caccia e qualche rivoltellaccia e il povero arciprete, don Romolo Romboli, gli fece la Messa e dopo la Messa si riunirono alla caserma che allora era vicina alle scuole medie.
Mentre passavano inquadrati per venire in paese, dove ora c'è la pizzeria c'era un motociclista delle SS. Allora uno commise una fesseria, si distaccò da questo corteo, andò verso il motociclista e gli disse di arrendersi e di venire insieme con loro e pare che questo gli rispose: " Io non tradire mai mia patria " . Insomma poi ci fu il raggruppamento davanti alla caserma, forse qualcuno fece anche un discorso non ricordo bene. Questo delle SS tornò indietro dal suo gruppo che era alla Triana...se fossero venuti nel momento della Messa o alla caserma avrebbero fatto una strage perché oltre a questi partigiani che saranno stati una trentina c'era anche la popolazione e noi ragazzi eravamo andati tutti dietro a vedere. Vennero invece verso l'una; dopo mangiato io e il mio babbo eravamo usciti fuori, eravamo davanti al muraglione e c'era con noi un ragazzo sfollato e si giocava insieme.
          Ad un certo punto, girando gli occhi, vidi sulla strada principale due file di soldati che venivano verso il paese; andai dal mio babbo e gli dissi: " Babbo, babbo guardate un po' lassù, stanno venendo i soldati verso noi"  e il mio babbo "Su su andiamo a casa"  ma quell'altro ragazzo non ci sentiva tanto di andare a casa e il mio babbo lo invitò a salire da noi ma lui voleva stare a guardare. S'andò alla finestra e a un certo punto ecco che arriva il motociclista, si fermò davanti alla tabaccheria, scese dalla motocicletta e si appoggiò a braccia incrociate rivolto verso la strada. Dopo circa cinque minuti ecco che spuntano le due file di questi soldati tedeschi, il comandante si distaccò dalla fila e andò verso il motociclista; quando ritornò alla fila disse qualcosa e partirono a tutta corsa cominciando a sparare all'impazzata per la via. In fondo alla strada che poi scende verso le vecchie scuole elementari, su un balzolo c'era la sorella di un prete che voleva entrare in quella casa e le prime pallottole che arrivarono batterono nell'inferriata di questo balzolo ma per fortuna lei riuscì ad entrare dentro e noi si chiuse la finestra e ci si mise qui in casa insieme a una signora che abitava qui davanti e che non ebbe il coraggio di uscire per rientrare in casa sua.
          Attaccò una grande sparatoria, da tutte le parti si sentivano le fucilate che poi Bindi Imolo fu ammazzato e c'è ancora la lapide. Quelli più giovani, i partigiani riuscirono a scappare e anche parecchia gente scappò che poi peggiorò la sua situazione. Andando avanti scesero giù in fondo al paese e cominciarono a girellare; trovarono un cane lupo e lo sciolsero. Il babbo di Miliano, dalla paura della guerra, nel mese di aprile si era già rifugiato in campagna e proprio il giorno della festa venne su al paese; passato l'arco c'era il getto dove le donne la mattina andavano a vuotare i secchi della notte, lui scese verso questo getto dove, pare, c'era una buca e ci si nascose dentro, lì nessuno l'avrebbe visto. Avevano però i tedeschi questo cane che girava e che attaccò ad abbaiare, lo individuarono e pur non vedendolo cominciarono a sparare nella direzione dove il cane abbaiava così andò a finire che una pallottola di rimbalzo lo prese al cuore...si chiamava Ariberto Margiacchi.
          Nel frattempo due partigiani scapparono su per un campo e quei tedeschi cominciarono a sparare con le mitragliatrici; Roberto Bizzarri cadde subito lì e Livio Polemi che stava ai Saloni fu colpito alla pancia da una pallottola ma continuò a correre e andò a nascondersi in un canneto, da lì non si mosse più fino a quando non fu tutto finito che lo ritrovarono e lo portarono all'ospedale dove pochi giorni dopo morì. Giù verso gli orti c'era un altro canneto e due uomini ci si nascosero e lì non li avrebbero visti ma sempre quel cane li scovò e furono ammazzati tutti e due, erano Pierini Pio e Lazzerini Santi.
          Poi i tedeschi si misero a girare per le case a cercare gli uomini, l'unica casa dove non vennero fu la mia e non riesco a capire il perché e quanti uomini trovavano li portavano nel piazzone e noi dalla finestra dietro alla mia casa si vedevano questi uomini, una quarantina, tutti qui del paese in piedi con un tedesco davanti con il mitra spianato che li guardava. Dicevano che ogni tedesco che mancava dieci uomini venivano messi al muro ma in tutta questa sparatoria nessun tedesco era morto o rimasto ferito.
          Quando le cose si calmarono si scappò tutti dal paese, ci rimase giusto qualche coraggioso; ci rifugiammo in queste capannelle dove si rimettevano i maiali e le galline, gli si dette una pulita...Il giorno dopo un mio zio, Antonio Focacci, venne in paese a prendere delle coperte, questo mio zio non era sposato e ci disse: "Voi state qui che a me anche se mi ammazzano io non lascio nessuno"  e prese anche qualcosa da mangiare e così diverse volte; erano arrivati gli americani da un paio di giorni ed era il tempo delle ciliegie, il mio zio ne colse un bel cesto e disse: " Almeno come arrivo su gli do le ciliegie, magari non mi dicono niente" , così , tanto per agevolarli e infatti come passò l'arco trovò dei soldati americani che come videro queste ciliegie...in cambio gli dettero le cioccolate. Quando ritornò giù portò quasi un cesto di cioccolate che...a quei tempi chi la conosceva. Si stette giù fino a che le acque non si furono calmate perché da Santa Caterina, Romitorio e dai posti di altura bombardavano verso il monte Labro e i tedeschi rispondevano...noi ci si arrangiava accontentandoci di quello che c'era...patate...fagioli.
          Ricordo un altro particolare; la mia mamma prima che si uscisse di casa pensò: "Ora andiamo via e se lasciamo la casa forse i tedeschi entrano dentro"  e lasciò sopra al tavolo un bottiglione da cinque litri di vino e sett'otto bicchieri: "Così se entrano in casa si mettono lì a bere e non rompono niente" invece si ritrovò tutto lì, non erano entrati né tedeschi né americani.
          Davanti alle capannelle dove ci rifugiammo noi c'era il podere di Bartarello che allora era del Cinciari che aveva un sacco di poderi; questo Cinciari aveva un figlio poliomielitico e tutte le sere prendevano questo ragazzo disabile e andavano a rifugiarsi verso il torrente Zolferate, essendo di giugno di acqua ce n'era poca e dormivano lì in una grotta per la paura.
          Una sera sulla destra del fiume Albegna andando verso la cava si sentì un po' di chiasso e si videro dei soldati, erano un gruppo di tedeschi in ritirata che passarono proprio a cinquanta metri dalla buca dove stavano nascosti quelli lì. Dopo qualche giorno che erano arrivati gli americani ci si fece coraggio e si ritornò in paese. Erano saltati tutti i ponti, quello dell'Armancione, quello delle Zolferate e dell'Albegna; gli americani avevano i mezzi e qui all'Albegna fecero una strada provvisoria, alle Zolferate pensarono di fare la strada molto più bassa per via che più su c'erano gli strapiombi e un gippone carico di zucchero si rovesciò su questa strada. I carabinieri vennero a chiamare il mio babbo che aveva l'asina per portare un telone per coprire la camionetta; si mise il basto all'asina si caricò il telone e andai io a portarlo là, accompagnato da un soldato americano. Quando arrivammo vidi questo gippone rovesciato e alcuni sacchi di zucchero erano cascati nel torrente, era quello zucchero grezzo di canna, che si muove. Dopo messo il telone il soldato americano mi fece cenno di prendere un po' di questo zucchero ma dove lo mettevo? Mi rimediarono un sacchetto sicchè portai a casa questo zucchero che si muoveva; chi l'aveva mai visto, la mia mamma pensava addirittura che fosse avvelenato"......

Folco Focacci

Ulteriori notizie e testimonianze relative all' episodio sopra descritto, sono riportate nel volume Roccalbegna 11 giugno 1944, pubblicato dal Comune di Roccalbegna in collaborazione con la Provincia di Grosseto nel maggio 2004 e consultabile anche presso la sede della Assoziazione Pro Loco di Roccalbegna.

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